LPS TRAINING
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CORSO 2° LIVELLO - LPS TRAINING - M5
In questo livello vengono approfonditi gli aspetti relativi al bisogno e al desiderio, nonchè gli aspetti della motivazione.
Affronteremo attraverso esempi pratici e scenografici quello che significa PRENDERE POSSESSO dei nostri stati di comunicazione.
FASE 2
FASE 2
In questa fase vengono trattati i modelli di comunicazione sensoriale (cioè, i nostri 5 sensi).
Potrai comprendere quanto le informazioni possano essere "destabilizzanti" se analizzate con strumenti inadatti e, al contrario, quanto possano essere determinanti se utilizzati e compresi al meglio.
Verranno trattati anche quelli che definiamo GLI STATI PRIMARI che comprendono due aree che sono determinanti per la nostra comunicazione: il BISOGNO e il DESIDERIO.
Entreremo subito in questo mondo e potrai renderti conto come le cose che davi per acquisite, possano rapidamente cambiare e diventare, molto spesso, addirittura controproducenti.
I TRE CANALI FONDAMENTALI DELLA COMUNICAZIONE
La comunicazione paraverbale
Si riferisce al" vettore comunicazionale", cioè il MODO in cui la comunicazione viene espressa. Questo tipo di comunicazione è strettamente legata alla nostra voce. Quando parliamo di voce quindi, intendiamo tutte le declinazioni che fanno parte, come ad esempio: il ritmo armonico, il timbro, il tono, il volume e più in generale la modulazione.
La comunicazione verbale
E' la form di comunicazione più comune perche tratta direttamente la PAROLA e il modo di esprimerla. Saper utilizzare la parola giusta per definire quello che intendiamo esprimere e la quantità di parole che indichiamo per spiegarne il concetto più generale. In altre parole è la nostra capacità e abilità di descrizione più appropiata possibile.
La comunicazione non verbale
Definita anche la comunicazione del "NON DETTO" è costituita esclusivamente da "segnali" come ad esempio le espressioni coprorali, facciali, sguardi. Questo tipo di comunicazione prescine dal livello culturale del soggetto in quanto viene espressa per istinto, ma può essere anche "pensata e ragionata" al fine di ottenere un obiettivo, ad esempio nella seduzione.
ACS - AREA DELA COMUNICAZIONE SENSORIALE
ACS è l’acronimo di Area della Comunicazione Sensoriale, ove sono raccolti i nostri 5 sensi. Oltre il 99% della nostra comunicazione utilizza in azioni, pensieri e funzioni volontarie o involontarie i nostri sensi. Per rendere pratica la memorizzazione delle fasi, possiamo dire che:
ACSg = gusto
ACSo = olfatto
ACSu = udito
ACSv = vista
ACSt = tatto
Qualsiasi dinamica utilizzata per svolgere una funzione, ha in sé gli elementi ACS.
Parliamo troppo, ci muoviamo male, ascoltiamo meno, confondiamo gli odori e i sapori. Avere quindi a disposizione una struttura così straordinaria di codifica delle informazioni, non significa saperla utilizzare correttamente al momento giusto.
L’ACS compone il 100% delle nostre dinamiche giornaliere e, quindi, occorre prestare particolare attenzione ad un corretto e sistemico utilizzo incrociato degli elementi.
A COSA SERVONO I 5 SENSI?
Potrebbe sembrare banale farsi questa domanda, vero? Ma proviamo a dare una risposta.
GUSTO
Beh, il piacere della vita! Possiamo sentire tutta la gamma dei sapori che, facendo due conti veloci veloci, tra declinazioni e sottogruppi sono almeno un migliaio. Peccato che ne distinguiamo non più di 50.
OLFATTO
Vogliamo parlare dei profumi? Anche qui entriamo in un mondo straordinario composto di oltre 10.000 declinazioni di profumo. Lo sapevi che gli animali ne sentono almeno il triplo?
UDITO
I suoni possiamo percepirli attraverso una scala chiamata Herz. Normalmente siamo in una forbice che va da 20 a 20.000.
VISTA
Lo spettro visivo entro il quale possiamo identificare un oggetto a distanza, varia in base a molti fattori ma tecnicamente siamo in grado di vedere da 0,1 mm fino alla stella luminescente. Siamo davvero sicui?
TATTO
Ma quante cose possiamo fare con le mani? Talmente tante che ogni gesto è parte di un linguaggio ben preciso.
In questa parte del corso viene trattato il "rapporto di condizionamento" che abbiamo in termini di comunicazione, ovvero la capacità REALE o INDOTTA nell'utilizzare i nostri sensi.
Avendo trattato in precedenza le IN - INFORMAZIONI NUOVE e le IQ - INFORMAZIONI ACQUISITE, nonchè le tecniche del BILANCIAMENTO, vedremo come esse agiscono anche sui nostri modelli sensoriali.
BISOGNO E DESIDERIO
Noi siamo mossi sostanzialmente da due esigenze: una per desiderio e l’altra per necessità. Lo facciamo quotidianamente e può accadere che una sovrasti l’altra e determini il condizionamento. Più saranno le cose che saremo costretti a fare più saremo condizionati nel doverle fare. Ogni pensiero o azione umana ha solo queste due caratteristiche e su questa si basa la propria evoluzione. E’ cosi semplice vivere…
Quali sono le cose di cui abbiamo bisogno?
Quali sono le cose che desideriamo?
Queste sono le due semplici domande che determinano la nostra vita. Il resto conta poco!
Proviamo a pensare quante volte ci siamo fatti queste domande, diciamo … negli ultimi 30 giorni?
Quando procediamo nell’elenco dei bisogni o dei desideri, dobbiamo sempre parametrare le loro caratteristiche, renderle collocabili nelle loro aree di riferimento.
Spesso confondiamo i nostri desideri e bisogni con quello che gli altri si attendono da noi o che noi vorremmo che gli altri ci riconoscessero. I condizionamenti ci modificano, rischiano di mischiarsi e deformarsi tra loro e farci credere ciò che non è, confondendoci la mente.
Il concetto di bisogno affinché si sviluppi uno stato di benessere, è quello di rendere il bisogno, desiderio.
Ci sono cose che ci legano al bisogno, queste cose hanno un ordine di priorità affinché ci possano far raggiungere il livello di desiderio che ci siamo prefissati.
Se prendessimo ad esempio la nostra giornata, composta da centinaia di azioni simili e diverse tra loro, potremmo valutare quante azioni di essa sono di ordine di bisogno o stato di necessità oppure legate al desiderio.
Il concetto di trasformazione del pensiero non offre la stabilità delle esigenze, siano esse legate al desiderio piuttosto che al bisogno, ma le lega necessariamente al tempo. I nostri desideri o bisogni, emozioni o azioni razionali, sono strettamente legate al concetto del tempo entro il quale vengono collocate e nel tempo entro il quale si manifestano.
Quando parliamo di stabilità relazionale intendiamo l’identificazione di uno stato dell’uomo entro il quale non vi sono variazioni sostanziali o cambiamenti importanti, in particolare trattiamo il concetto della relatività degli stati di equilibrio.
Lo stato di equilibrio è la progettazione di come noi prevediamo che una cosa possa manifestarsi o possa essere raggiunta, risolta, definita. Se abbiamo appetito o fame il nostro desiderio è quello di soddisfarlo adesso o nel breve periodo ma la differenza è fondamentale.
Facciamo un esempio:
Guarda adesso il tuo orologio o che ore sono in basso a destra del pc (se sei con il cellulare non è difficile) e immagina che adesso tu desideri fortemente bere o mangiare qualcosa che desideri. Adesso facciamo un balzo temporale di un paio d'ore in vanti e per qualche motivo, non sei ancora riuscito a soddisfare il tuo desiderio di bere o di mangiare, come ti sentiresti? Forse un pò scocciato..
Adesso immagina che non siano passete solo 4 ora, ma addirittura 8! Otto lunghe ore nelle quali non sei riuscito a bere la tua bibita preferita o degustare il manicarretto che avevi in mente! Come ti senti?
Siamo davvero cattivi noi di LPS! Per farti comprendere ancora meglio immagina che non siano passate ne 4, ne 8 ma addirittura 12 ore da quando hai fissato l'orario. Sono trascorse ben 12 ore!
Dodici ore dove non hai potuto mangiare e bere ciò che desideravi e, forse non lo sai, ma stai entrando nello STATO DI NECCESSITA! Significa che adesso non puoi più scegliere di desiderare perchè il tuo corpo ti ha avvisato che adesso DEVI PER FORZA assumere cibo. Qualsiasi cibo.
Hai una vaga idea di come potresti essere dopo 24 ore senza aver potuto soddisfare i tuoi desideri ed essere entrato in uno stato di bisogno fisiologico? Probabilmente saresti affamato a tal punto che potresti mangiare la prima merendina che ti passa sotto gli occhi, magari senza scartarla nemmeno oppure prendere ciò che ti capita per le mani e mangiarla ad ogni costo (augurati che non sia conigllio con le cozze perchè sarebbe un abbinamento infausto).
Questo piccolo esempio significa come sia possibile passare da uno stato di desiderio ad uno di bisogno in un arco temporale variabile.
E' normale tutto questo? No.
Possiamo dire che è possibile controllarlo? Possiamo dirlo, certamente.
A CHI E' INDIRIZZATO QUESTO CORSO?
In questo modulo apprendiamo il rapporto che abbiamo con i nostri sensi e quanto diamo per scontato molte cose. Come sarebbe se ne usassimo la metà? Adatto a tutti.
COSA POSSO FARE O OTTENERE DA QUESTO CORSO?
Vedremo come i 5 sensi sono straordinari ma anche la loro complessità. Si interviene sulla capacità di utilizzo dei sensi, fino a creare le condizioni di utilizzo estremo: come faremmo a comunicare senza due sensi o senza tre? Cosa dobbiamo migliorare un modo sistemico?
Inoltre si analizzano i 5 sensi con alcune tecniche di analisi per capire il livello primario che si utilizza, perchè si utilizza un senso poiuttosto che un altro e si interviene sul miglioramento laddove vi sono carenze e difficoltà.
Questo corso è prevalentemente:
Tipologia dei partecipanti:
Durata corso: 4 ore
Partecipanti previsti: 20 max
Materiale didattico fornito: si
Coffe break: incluso
Attestato di frequenza: si
Formatore delegato: autorizzato LPS
La registrazione dei partecipanti avviene 10 minuti prima dell'inizio del corso.
Per ulteriori informazioni puoi contattare direttamente la nostra segreteria: info@lpstraining.it
Ultimato questo corso si accede al corso successivo del 2° livello
CORSO 2° LIVELLO - LPS TRAINING - M6
LA MOTIVAZIONE GENERALE
Quanto sappiamo di logica motivazionale?
La logica motivazionale è la produzione di azioni legate al senso critico, logico e di utilizzo degli strumenti, non è patrimonio degli intellettuali, bensì è lo studio del ragionamento corretto, è l’analisi delle leggi del pensiero, è il filo conduttore di una serie di idee, atteggiamenti o comportamenti … è mille cose, a riprova del fascino che questa parola non cessa di esercitare lungo i secoli. Infatti, è sempre un richiamo a scendere in profondità, a non fermarsi alla superficie delle parole e delle cose, a non lasciarsi intimidire dalle emozioni e dai preconcetti o pregiudizi che i significati portano con sé, a chiedere ragione di qualunque affermazione.
La logica non conosce confini: si applica o, meglio, si interessa a tutto.
Logica è il recupero dell’emozione, perché è passione, passione per il pensiero, nelle sue varie espressioni: lo accompagna ovunque, sempre, di diritto, qualsiasi interpretazione le si attribuisca. La accompagna nella dimostrazione matematica, nell’evoluzione concettuale dialettica, nella ricerca di un senso nella storia, nell’esplorazione delle grandi categorizzazioni della realtà.
La logica come studio degli “schemi di ragionamento” è uno strumento bellissimo. Permettiamoci di conoscerla, e di approfondire nello stesso tempo anche, l’auto motivazione un processo di logica a tutti gli effetti, naturalmente senza sfiorare neppure il concetto dell'entusiasmo, un elemento declinato della motivazione classica spesso legata all'autostima …. e la costruzione del pensiero libero, dove noi pensiamo in molti modi, ma ciò che pensiamo non risponde a ciò che crediamo e diciamo.
La motivazione è alla base della nostra vita, senza di essa ben poco potremmo fare.
Quando parliamo di motivazione però, rischiamo di cadere in un grande equivoco dovuto al fatto che tendiamo a confondere la motivazione con l’entusiasmo.
Essere motivati significa essenzialmente essere capaci di costruire un percorso motivante, cioè un vero e proprio percorso pieno di tappe in grado di essere raggiunte e concepite.
LA MOTIVAZIONE
Se prendiamo ad esempio il concetto di motivazione dobbiamo essenzialmente comprenderla con due stati di riferimento: il bisogno e il desiderio.
Chiunque può essere motivato nello svolgere una funzione e chiunque può essere deciso a raggiungere uno stato motivazionale necessario allo svolgimento di un percorso, il problema che si può presentare potrebbe essere di aver valutato o meno correttamente tutti gli elementi che ne fanno parte: se io voglio giocare a scacchi devo accertarmi che vi siano gli strumenti giusti (alfiere, torri, cavalli, pedine, regina e re, etc .., la scacchiera) e devo anche accertarmi che esista il giocatore. Quando ho sotto controllo questi elementi, non posso ancora cominciare la mia partita. perche devo avere buona strategia ben chiara.
Che tipo di gioco intendo fare ?
Di difesa? Di attacco? Di attesa?
Una volta che ho deciso il tipo di gioco che intendo portare avanti, sono ancora semplicemente all’inizio.
La motivazione è il comportamento dell’individuo, è il come, in che modo, perché, quando e dove intende attivare la sua motivazione finalizzata a ciò che ha in mente. Questa definizione è quella che cataloghiamo come informazione concettuale, di massima, quella che ci da un punto di partenza su quello che affronteremo. Quindi possiamo dire:
audio
Trattando la motivazione dobbiamo pensare che sia un argomento molto vasto. Spesso si confonde la motivazione con l'entusiasmo, l'energia, la positività, etc... questo non è corretto. Ma quante motivazioni esistono? Sono molte...
Motivazione intrinseca:
Non ha bisogno di riconoscimenti e status elettivo da parte della comunità o di terzi. Chi si impegna lo fa per pura passione personale, interesse che va al di la di qualsiasi riconoscimento.
Es. Il traguardo di laurearsi per un desiderio o bisogno personale, prescindendo dalla gratificazione che ne potrebbe derivare da:
Motivazione personale, che è legata al pensiero-azione prodotto in modo consapevole da noi stessi.
Motivazione intrapersonale, che è prodotta al pensiero-azione in modo consapevole, e che coinvolge oltre a noi stessi altre figure.
Motivazione ambientale:
L’influenza che può caratterizzare un ambiente è nota. Quando parliamo di ambiente dobbiamo soffermarci non solo sugli spazi aperti, detti indoor ma anche situazioni nelle quali siamo direttamente coinvolti prescindendo dalle dimensioni spaziali.
Motivazione spaziale:
Crea in uno spazio definito e controllato dal soggetto, una relazione visiva tra le cose, un controllo definito perimetrale.
Motivazione logica:
E' la capacità di utilizzare macro e microsistemi di analisi applicata alle cose e che interagiscono con chi la produce.
Motivazione di auto flusso:
Sono i meccanismi necessari a creare auto alimentazione per mantenere il proprio stato motivazionale.
Motivazione sintonica:
Si riferisce ad una motivazione raggiunta ed equilibrata tra più elementi di uno stesso contesto sociale o comunità.
Motivazione additiva:
Si definisce quando diverse forme di motivazione si uniscono o vengono utilizzate per il raggiungimento dello scopo.
Motivazione persistente:
E' l’acuirsi continuo e seriale della motivazione trattata, allorquando non vi siano evidenti risultati prodotti dallo sforzo che possano determinarne il successo. Il livello di motivazione è molto intenso e dispendioso, come quando crediamo che insistendo testardamente nel fare una cosa che abbiamo deciso di fare per necessità o volontà, ci troviamo di fronte a continui scivoloni (è la teoria di quello che fa tre passi avanti e tre passi indietro, non il gambero).
Motivazione variabile:
E' la motivazione inizialmente prodotta che assorbe durante il suo sviluppo variazioni, es. l'impatto ambientale.
Motivazione biologica:
Riguarda gli stati di necessità e bisogni primari acqua, cibo, istintualità sessuale. Per certo sappiamo che si sviluppa ed interviene per via volontaria o indotta ed è un elemento condizionante per ogni individuo. Un esempio sotto gli occhi di tutti è la motivazione indotta dalla necessità che ci porta ad ottenere uno status che definiremo equilibrativo, cioè quando in condizioni normali si ha il bisogno di compiere una azione quotidiana come quella del bere acqua. Se noi lasciassimo il nostro corpo senza assunzione di acqua per diversi minuti non altereremmo in alcun modo il nostro stato di equilibrio, in quanto non riceviamo impulsi né biologici, né mentali che ci allertino. Se questo stato fosse prolungato per diverse ore fino a ad arrivare consecutivamente ad oltre 2 giorni, lo stato motivazionale è indotto. Entriamo quindi in un area che non possiamo considerare come motivazionale programmata ma motivazionale equilibrativa.
Motivazione emozionale:
Paura, Ansia e Ira.
Motivazione sociale:
Aggregazione sociale e senso di appartenenza a gruppi che hanno obbiettivi comuni, es. lo sport.
Motivazione estetico-salutista:
Tendenzialmente siamo portati a creare un senso di autostima, dovuto però a dati soggettivi. La cura del corpo spesso è caratterizzata dalla considerazione di due tipi: l’idea che ci facciamo di noi stessi e l’idea che gli altri si fanno di noi.
Motivazione ludica:
E' la parte giocosa di noi, quella che determina uno stato di benessere completo. Ci porta al divertimento personale e di gruppo, condividendo interessi comuni.
Motivazione LPS:
E' la composizione della logica attraverso un processo chiamato trial, che analizza attraverso percorsi costruiti in fasi, sia il messaggio verbale che quello paraverbale. Correre verso una direzione ha senso solo se si sa dove si vuole andare. Ci sono cose che accadono, pare a caso, e altre che accadono per nostro errore o per volontà, altre ancora accadono ma sfuggono dalla nostra pianificazione. Dobbiamo decidere noi come fare accadere le cose. Capita di dimenticarci di fare una cosa, a me capita spesso. Magari capita più di una volta al giorno, capita anche il giorno successivo: insomma, può capitare a tutti…
Come mai non ci dimentichiamo MAI di mangiare? Oh certo, spesso diciamo che siamo presi a fare una cosa che ci è passata per la mente l’idea di mangiare… siamo proprio sicuri? Quella di mangiare a quell’ora rimane nella nostra testa perché l’abbiamo catalogata come abitudine, una buona abitudine. Come altre abitudini che seguiamo ad una certa ora, tutti i giorni. Per vivere è necessario mangiare, ma non necessaria avere l’abitudine di farlo.
Quante volte beviamo un caffè?
Quante volte invece riusciamo a gustarlo?
Ve lo diciamo subito: il rapporto e 1 su 8. Una sola volta su otto, gustiamo il caffè.
Ci dedichiamo completamente a lui, cogliendo il suo giusto tempo, dimensione, forma e colore. Uno spazio di tempo che dura pochi secondi, però è una abitudine e non una motivazione..
Decidere di bere un caffè presuppone un pensato-azione intrinseco nella parola. La gente non beve solo acqua che di per sé è insapore, ma decide di bere in relazione ai gusti e ai piaceri che ha provato in precedenza. Quindi se berrò vino non potrò aspettarmi di trovare un gusto simile ad una bevanda energizzante al limone!
Allora il pensato di bere porta in se un significato: assaporare ciò che è parte del bere. Gustare. Chi desidera un caffè non ha il desiderio di bere e basta, vuole il caffè!
Ci è mai capitato di decidere di recarci in centro città, magari il sabato pomeriggio, poi subito dopo di pensare che forse non è una bella idea per via dei parcheggi? Certo, trovare parcheggio può essere difficoltoso rischiamo di non trovarlo o di girare almeno mezz’ora a vuoto, con il rischio di perdere la pazienza, eppoi..per che cosa?
Ci è capitato di pensarlo?
E ci è anche capitato di desistere dal recarci in centro per questo motivo?
Se la risposta è “SI”, allora abbiamo fallito!
In effetti il nostro pensiero, giustamente razionale, aveva visionato nella nostra testa proprio il percorso che avremmo dovuto fare, la gente, la folla, il traffico, etc.. Tutto questo ci ha fatto desistere. Possiamo decidere di rinunciare a recarci in centro, anche se è una cosa che avremmo fatto molto volentieri, ma proprio perché troveremmo difficoltà nei parcheggi, troppa gente per strada, è tardi, etc… in fondo, meglio rinunciare.
Quante volte rinunciamo proprio perché pensiamo che sia difficile?
Normalmente se pensiamo che una cosa sia difficile, la nostra mente lo registra come difficoltà certa, e diventa un problema ancora prima di porsi alla nostra attenzione. Pensare che se accade una cosa da noi non prevista, e rischiamo di convincerci con la discutibile certezza che “tanto…. è giusto così, ….doveva accadere e che in fondo è destino”. Domandiamoci piuttosto se tutto ciò è funzionale per noi.
E’ buona cosa imparare a costruirsi il proprio Trial Asset, cioè un percorso del pensiero che tenga sempre conto del livello di piacere, gratificazione e di gusto che una azione può regalarci, evitando di procedere ad un “processo alle intenzioni”. Più saremo predisposti a non vedere per forza ostacoli in tutte le nostre motivazioni, meno gli ostacoli saranno reali.
Imparare a mettere in gioco il proprio prezioso tesoro è la base sulla quale poter costruire un programma.
Quante volte abbiamo provato a raggiungere un obiettivo, magari con grandi sforzi, dispendio di energie, tempo, concentrazione, e poi il risultato è stato disatteso?
Quanto ci siamo realmente preparati emotivamente?
Essere motivati non significa essere entusiasti. Motivati significa avere un motivo reale, meglio se questo motivo è pensato e ragionato. Decidere attraverso un percorso di giungere con convinzione, dedizione e perseveranza al raggiungimento del proprio livello di soddisfazione è naturale, ma non semplice.
Se ci pensiamo bene ogni giorno noi tutti facciamo delle cose, le facciamo in modo disordinato, nel senso che l’ordine di importanza delle cose che facciamo spesso non coincide realmente con il livello di importanza per noi, o meglio, quello che ci siamo prefissati di ottenere all’inizio della nostra giornata.. Molti si motivano cercando almeno 3 o 4 giustificazioni per le quali quel giorno saranno felici, i motivi giusti per cominciare la giornata.
Avere una nuova cravatta.
Indossare un capo di abbigliamento che ci piace.
Sapere che faremo un incontro interessante.
Cominciare questa fantastica giornata per il sole.
Etc..
Certo, questo potrebbe essere un bell’inizio, ma non si tratta di uno strumento di motivazione o un inizio di alimentazione della stima personale e indotta, piuttosto un modo carino e se vogliamo anche estremamente simpatico per far registrare nella nostra mente che esistono almeno questi buoni motivi affinché si possa essere determinati nel raggiungere il proprio grado di soddisfazione giornaliera.
Ma non basta un bell’inizio, occorre decidere quale sarà la fine di tutto.
La nostra motivazione deve essere programmata e controllata!
Un buon programma, qualsiasi esso sia, che si tratti di una gara sportiva, un incarico professionale o semplicemente portare fuori a passeggio il vostro cane, necessita di un controllo di verifica che ci consente di capire se stiamo percorrendo la giusta strada.
Siamo alla sua ricerca costante.
La vogliamo per noi, per chi vogliamo bene, ci occorre per essere credibili verso noi stessi, ci aiuta ad essere migliori di ciò che siamo e crediamo di essere. Proviamo ad analizzare in modo molto semplice la parola: è composta da motivo e azione, quindi? Verrebbe da dire un motivo per fare qualcosa, altrimenti se non facessimo qualcosa senza un motivo non sarebbe motivazione.
Giusto? Mica tanto.
La motivazione ci spinge a compiere una azione che abbiamo determinato, cioè abbiamo pensato di fare una cosa e quindi la facciamo. Se stiamo facendo la cosa che ci siamo prefissati, significa che abbiamo mosso dei meccanismi mentali e spesso fisici. Attivare la motivazione mentale, poi quella fisica, e produrre una azione finalizzata, significa essere orientati verso un punto prestabilito, che è poi quello che noi ci siamo prefissati di raggiungere. Ma non basta.
La motivazione è il comportamento dell’individuo, è il come, in che modo, perché, quando e dove intende attivare la sua motivazione finalizzata a ciò che ha in mente.
Questa definizione è quella che cataloghiamo come informazione concettuale, di massima, quella che ci da un punto di partenza su quello che affronteremo.
Motivazione sistemica:
Le relazioni tra le cose coinvolte.
Es. Se decidessimo di uscire di casa e trovarci con gli amici al pub, attiveremmo sia la motivazione mentale – abbiamo deciso di fare-, sia quella meccanica- ci vestiamo, percorriamo la strada per arrivare al pub- magari in auto- sia la prima che la seconda sono definite anche orientamento motivazionale, cioè insieme fanno parte del pensato-agito della motivazione.
Bene, l’orientamento motivazionale è semplicemente un concetto, nel senso che dobbiamo partire da qui per capire in realtà il percorso corretto, le trappole e le false convinzioni che uno sbagliato modello di pensiero può portarci. Se pensiamo che la motivazione è alla base del nostro star bene, del nostro umore, delle nostre relazioni, di ciò che vogliamo davvero dalla vita, di quello che ricerchiamo quotidianamente, facciamo un errore.
Proviamo a domandarci se non fossimo in grado di essere motivati o se non fossimo in grado di essere spesso motivati cosa accadrebbe.. quante scelte abbiamo fatto nella vita convinti che fossero motivate? Attenzione dico motivate non giuste o sbagliate.
“Ognuno si merita il cervello che ha in funzione a come utilizza il suo pensiero, perché tutti noi siamo il frutto dei nostri pensieri”.
Certo che è una bella frase! La sento pronunciare molto spesso da chi si occupa di formazione, credo però che la realtà sia un po’ diversa…
Se pensiamo che ci sono persone che non sanno cucinare due uova al tegamino ma riescono con una disinvoltura inquietante a progettare con grande maestria e padronanza il motore di una macchina, come la mettiamo? Oppure pensiamo a quelli che hanno una profonda conoscenza di una materia e “si perdono” in un a semplice funzione o procedura, magari quella di imparare a nuotare?
Ognuno si merita il cervello che ha in funzione a come utilizza il suo pensiero percepito perché tutti noi siamo il frutto di ciò che crediamo di essere.
I GRUPPI di MACROSISTEMA
Come possiamo in pratica creare uno schema in grado di farci capire come si costruisce un PIANO MOTIVAZIONALE? Nessun problema, è il Gruppo di macrosistema.
Basta un foglio e una penna che srcive e un pò di tempo da dedicare per arrivare a creare LO SCHEMA COMPLETO per capire come possiamo costruire in modo pratico il nostro pensiero + azione + effetto.
Se siamo giunti fino a questo corso, significa che abbiamo le BASI per poter creare questo schema, per cui, non preoccupiamoci per nulla!
Gruppo di MACROSISTEMA
M1, M2, M3 e M4 sono chiamati GRUPPI di MACROSISTEMA e racchiudono al loro interno alcuni processi necessari da svolgere per costruire un piano motivazionale assolutamente efficace.
In ogni GRUPPO di MACROSISTEMA M1, M2, M3, M4, vengono presi in considerazione tutti i fattori concatenati che possono determinare un pensiero, un'azione o la creazione di uno stato di alta motivazione dell'individuo.
Come in ogni modello di LPS TRAINING, è possibile utilizzare TUTTO o in parte l'analisi inserita nello schema.
cio DI MOTIVAZIONE, TRA òE PIù
A CHI E' INDIRIZZATO QUESTO CORSO?
Questo corso è indirizzato a chiunque svolga una normale forma di comunicazione, sia in ambito personale professionale.
COSA POSSO FARE O OTTENERE DA QUESTO CORSO?
Questo corso è in grado di velocizzare i tuoi ragionamenti e di metterti nelle condizioni di affrontare le questioni e i dibattiti con maggior attenzione. Con la tecnica del bilanciamento, non immagini nemmeno quanto potrà tornarti utile. Potrai utilizzarla mentalmente (ti insegneremo come fare, non è difficile) durante una trattativa, una normale intelocuzione, avrai immediatamente il riscontro che sarà senza dubbio, positivo.
Ti diamo strumenti potenti già in questo corso base ed è come se imparassi un nuovo linguaggio.
Molti ci chiedono se è obbligatorio fare i corsi successivi, cioè il 1° livello e il 2° livello: possiamo già dirti di no!.Riceverai subito gli strumenti adeguati per migliorare il tuo livello di comunicazione, sia tu un Master PNL che docente di ri-programmazione o mentalista.Potrai adeguare questo linguaggio alla tua formazione senza doverlo sostituire. Non è straordinario?
Questo corso è prevalentemente:
Tipologia dei partecipanti:
Durata corso: 4 ore
Partecipanti previsti: 20 max
Materiale didattico fornito: si
Coffe break: incluso
Attestato di frequenza: si
Formatore delegato: autorizzato LPS
La registrazione dei partecipanti avviene 10 minuti prima dell'inizio del corso.
Per ulteriori informazioni puoi contattare direttamente la nostra segreteria: info@lpstraining.it
CORSO 2° LIVELLO - LPS TRAINING - M7
Gruppo di MACROSISTEMA
1^ Parte
M1, M2, M3 e M4 sono chiamati GRUPPI di MACROSISTEMA e racchiudono al loro interno alcuni processi necessari da svolgere per costruire un piano motivazionale assolutamente efficace.
In ogni GRUPPO di MACROSISTEMA M1, M2, M3, M4, vengono presi in considerazione tutti i fattori concatenati che possono determinare un pensiero, un'azione o la creazione di uno stato di alta motivazione dell'individuo.
Come in ogni modello di LPS TRAINING, è possibile utilizzare TUTTO o in parte l'analisi inserita nello schema.
cio DI MOTIVAZIONE, TRA òE PIù
A CHI E' INDIRIZZATO QUESTO CORSO?
Questo corso è indirizzato a chiunque svolga una normale forma di comunicazione, sia in ambito personale professionale.
COSA POSSO FARE O OTTENERE DA QUESTO CORSO?
Questo corso è in grado di velocizzare i tuoi ragionamenti e di metterti nelle condizioni di affrontare le questioni e i dibattiti con maggior attenzione. Con la tecnica del bilanciamento, non immagini nemmeno quanto potrà tornarti utile. Potrai utilizzarla mentalmente (ti insegneremo come fare, non è difficile) durante una trattativa, una normale intelocuzione, avrai immediatamente il riscontro che sarà senza dubbio, positivo.
Ti diamo strumenti potenti già in questo corso base ed è come se imparassi un nuovo linguaggio.
Molti ci chiedono se è obbligatorio fare i corsi successivi, cioè il 1° livello e il 2° livello: possiamo già dirti di no!.Riceverai subito gli strumenti adeguati per migliorare il tuo livello di comunicazione, sia tu un Master PNL che docente di ri-programmazione o mentalista.Potrai adeguare questo linguaggio alla tua formazione senza doverlo sostituire. Non è straordinario?
Questo corso è prevalentemente:
Tipologia dei partecipanti:
Durata corso: 4 ore
Partecipanti previsti: 20 max
Materiale didattico fornito: si
Coffe break: incluso
Attestato di frequenza: si
Formatore delegato: autorizzato LPS
La registrazione dei partecipanti avviene 10 minuti prima dell'inizio del corso.
Per ulteriori informazioni puoi contattare direttamente la nostra segreteria: info@lpstraining.it
CORSO 2° LIVELLO - LPS TRAINING - M8
Gruppo di MACROSISTEMA
2^ Parte
Nel modulo precedente, abbiamo compreso 8 aree del Macrosistema, in questo modulo iniziamo a conoscere le altre 7.
A CHI E' INDIRIZZATO QUESTO CORSO?
Questo corso è indirizzato a chiunque svolga una normale forma di comunicazione, sia in ambito personale professionale.
COSA POSSO FARE O OTTENERE DA QUESTO CORSO?
Si analizza in forma generale il principio della motivazione per poi entrare nel merito. Si acqusiscono le basi per costruire in modo autonomo un percorso motivante che abbia caratteristiche non emozionali, ma razionali e pragmatiche. Si interviene inoltre sui piani motivazionali, cioè quelle strutture ch possono vacillare nel momento di un nostro dubbio o di una perplessità nel portare a termine qualcosa che ci siamo prefissati.
Si interviene anche su tuttti i principi emozionali che possono condizionare negativamente un piano motivazionale.
Questo corso offre strumenti adeguati e unici su come si possa rediere per ogni condizione umana, un programma costituito da elementi fondati e di analisi che vanno applicati al bilanciamento, tecnica affrontata nel corso base.
Questo corso è prevalentemente:
Tipologia dei partecipanti:
Durata corso: 4 ore
Partecipanti previsti: 20 max
Materiale didattico fornito: si
Coffe break: incluso
Attestato di frequenza: si
Formatore delegato: autorizzato LPS
La registrazione dei partecipanti avviene 10 minuti prima dell'inizio del corso.
Per ulteriori informazioni puoi contattare direttamente la nostra segreteria: info@lpstraining.it
Con questo modulo si conclude il 2° livello
CORSO 2° LIVELLO- LPS TRAINING - M9
PROBLEMA O DIFFICOLTA’?
La maggior parte di noi abbina al problema principale altri problemi secondari che riteniamo utili per risolvere il problema principale. Spesso per risolvere un problema alimentiamo altri problemi, dimenticandoci delle cause e delle dinamiche che ci occorrono realmente per portarlo a soluzione.
Normalmente un problema è una incognita, cioè un fattore che ci oscura la visione identificativa dello stesso.
Un conto è una difficoltà e un altro è il vero problema.
Impariamo sempre a ragionare alimentando la vista.
Un ottimo sistema che ci consente di avere una percezione della situazione, non è quella percepita, ma quella reale, e necessita di profondità e di forme. Se un pensiero o un idea rimane nella nostra mente in fase improduttiva, senza essere stimolato, non gli diamo un senso logico di lavoro.
Il pensiero è una costruzione propedeutica e seriale che va reso operativo, non è come un buon vino di riserva che più sta al buio e immobile, più diventa buono il suo contenuto. E’ l’esatto contrario.
Impariamo a vedere il nostro pensiero.
Abituare sempre la vista ad avere un rapporto prediletto con il pensiero, per fare questo ci può essere di grande aiuto la scrittura. Identificare lo stato generale della situazione nella quale ci si trova attraverso un percorso composto da numeri, lettere, disegni o simboli è fondamentale.
Imparare a scrivere, crearsi uno spazio, sviluppare le dimensioni e le forme, crearsi un campo di azione ed una visione, ci aiuta a creare l’immaginario visivo, lo scenario citato prima, per meglio cogliere tutti gli aspetti della situazione.
Pensare di avere un problema… non è uguale al fatto di vederlo!
Mettere nelle condizioni la mente di lavorare supportata dalla tridimensione aiuta a memorizzare le informazioni al fine di consentirci utili e ragionati sforzi.
Prima abbiamo indicato la criticità in termini temporali, identificando secondo noi, i tempi nei quali il problema può assumere trasformazioni, adesso stabiliamo dei livelli di criticità oggettivi del problema. Una volta schematizzato il nostro disagio o problema, dobbiamo dare un ordine di priorità.
La maggior parte di noi abbina al problema principale altri problemi secondari che riteniamo utili per risolvere il problema principale. Spesso per risolvere un problema alimentiamo altri problemi, dimenticandoci delle cause e delle dinamiche che ci occorrono realmente per portarlo a soluzione.
Normalmente un problema è una incognita, cioè un fattore che ci oscura la visione identificativa dello stesso. Un conto è una difficoltà e un altro è il vero problema.
Come possiamo distinguere un problema da una difficoltà?
Prima di trovarci di fronte ad una difficoltà cosa troviamo?
Possiamo trovare un ostacolo?
Come potete vedere, esistono diversi criteri di caratterizzazione del problema.. proviamo ad analizzarli insieme. Da dove partiamo?
Il problema va analizzato per nuclei di appartenenza.
Ogni problema universale, qualsiasi problema, non è altro che un perfetto e eterogeneo gruppo di componenti singoli che, se uniti tragicamente insieme, ci condizionano negativamente. Questo gruppo lo chiameremo nucleo centrale.
L’insieme che genera ed alimenta il nucleo centrale è formato per diverse dimensioni di criticità, tempi di risposta e densità composti sottoforma di “contenitori correlati tra di loro” che chiameremo nucleo remoto.
Il condizionamento del nucleo centrale avviene sistematicamente per la sottovalutazione dell’entità e del tempo, caratteristiche che sono da considerarsi principali per affrontare con logica il problema.
Risolvere un problema
significa intervenire sulle cause
che impediscono la risoluzione di un problema,
e non intervenire sul problema!
Se pensiamo al nostro più piccolo problema o al problema più grande del mondo che si possa mai presentare all’umanità, entrambi hanno le stesse identiche caratteristiche in comune: il tempo.
Infatti il problema non nasce da se stesso come tale, ma nella nostra incapacità soggettiva di valorizzare il tempo nel quale esso si è sviluppato.
Il tempo, essendo convenzionale e regolato, non cambia tecnicamente un problema, ma praticamente lo condiziona, fino a renderlo visibile ai nostri occhi... quando ormai è troppo tardi per essere gestibile.
Lo scenario critico di un problema è come il cuore per il nostro organismo. Per definizione il problema. è la creazione di un incognita sistemica derivata dall’ostacolo procedurale utile a individuare la sua soluzioni.
Per essere pratici, tutto è un problema se le sue derivazioni non sono mai state risolte. Se vogliamo davvero risolvere il problema, dobbiamo sempre vederlo in termini di nucleo remoto e nucleo centrale.
È buona cosa pensare di visualizzare il problema, come abbiamo già detto, secondo le proprie conoscenze, disegnarlo e renderlo visibile. Per ognuno avrà una forma e dimensione diversa, ma in tutti i problemi vi sono delle comunanze sia grafiche che dimensionali.
Analisi remota
Quando pensiamo ad ogni cosa non possiamo prescindere da collocarla sia in uno spazio che in un tempo.
Partendo da un presupposto imprescindibile, cioè che il tempo presente non esiste in quanto non esistono parametri di valutazione oggettiva se non quelli creati da noi, ma per ognuno diversi, si deve pensare che il nostro vivere è costituito di un tempo utilizzato e di un tempo da utilizzare.
Mentre per il tempo utilizzato possiamo codificare il suo modo e il suo uso, nonchè il suo periodo di riferimento, per il tempo non conosciuto, cioè il tempo futuro, abbiamo una proiezione di semplice ipotesi: non sappiamo quanto saremmo in grado di viverlo, ma possiamo pianificare il come viverlo.
Se pensiamo a noi stessi dobbiamo pensarci in qualità di individui, di singoli, di costruzione personale, di elementi che ci contraddistinguono per la nostra univocità.
Siamo un patrimonio di informazioni e percorsi che abbiamo, e dovremmo fare “l’importante è la salute” sembra una banalità, una ovvietà. Entrambe le abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni eppure anche nelle ovvietà nelle cose che diamo per acquisite, duplicabili e ripetibili con padronanza e facilità, si annidano le scelte che ci possono stravolgere l’esistenza.
Facciamo e pensiamo le cose con il criterio dell’ovvio e spesso non ci troviamo in accordo con gli altri su concetti banali.
Eppure sono semplici.
Attenzione, l’ovvio non è necessariamente qualcosa di semplice, altrimenti non sarebbe ovvio... semmai è qualcosa che ripetiamo che pensiamo visto la facilità di applicazione e del risultato.
Spesso l’ovvio, ciò che noi consideriamo tale, non è poi da confondersi con uno stato scontato, piuttosto con informazioni che abbiamo in relazione all’esame della cosa..
Noi crediamo fermamente che l’ovvio sia "curabile" in quanto una declinazione delle abitudini al comportamento condizionato, una forma di paralisi creativa che cinge il nostro vivere e che si tramuta in errore.
La continua ripetizione dell’ovvio (da non confondersi con l'abitudine!) duplica insicurezza, destabilizza e ci rende pericolosi per noi stessi e per gli altri.
Qual'è la cosa più ovvia del mondo? Ce lo siamo mai chiesti?
Qual'è quella cosa talmente ovvia, scontata, indiscutibile, che facciamo spesso senza domandarci il come la facciamo e il perché?
Potremmo fare una lista e ci accorgeremmo che, andremmo ad occupare decine di pagina riempite di contenuti, questi contenuti sono azioni che riproducono il nostro vivere.. sfacessimo incontro delle azioni accorgeremmo che oltre il 70% delle azioni stese sono l frutto dell’ovvio, da non confondere con le abitudini.
Riusciremo a vivere almeno una giornata senza cadere nell’ovvio?
GLI STATI BASALI
audio
Per affrontare "il problema" è importante avere in testa in che modo farlo: non serve provare a casaccio.
Esistono dei passagi logici che consentono di costruire la base utile per arrivare ad una soluzione.
Naturalmente quelli che affrontiamo in questo corso sono da intendersi piuttosto semplici ma non meno importanti e soprattutto la loro applicazione è utile per affrontare dalle piccole questioni ai grandi problemi.
Il Problem Solving inizia proprio da qui: poche regole precise che saranno le nostre coordinate per una corretta navigazione.
Strumenti
Una volta che abbiamo identiicato un problema dobbiamo anche capire quali sono gli strumenti adeguati per risolverlo.
Tempo
Quanto tempo ci occorre per arrivare ad una risoluzione? Siamo certi che il tempo che pensiamo, sia ragionevolmente il tempo ideale?
Intensistà
Dobbiamo anche pensare a quanta intensità occorre affinchè il problema venga risolto. Capire in pratica quanto impegno fisico e mentale ci porterà via, quando entreremo in "riserva" di energia.
Ostacolo
Ci rendiamo conto della grandezza del problema?
Immaginiamo un muro, un normalissimo muro quante possibilità abbiamo per andare dall'altra parte?
Almeno 3.
1). La prima: lo abbattiamo, facciamo prima.
2). La seconda: ci giriamo attorno.
3). La terza: lo saltiamo con l'asta.
Condizionamento
Ci sono delle situazioni esterne che possono condizionare il nostro progetto di superare quel muro? Esistono o possono esistere delle variabile dirette (razionali, personali, impersonali, emozionali, di luogo, di dimensione o spazio) che possono incidere anche in minima parte sul nostro progetto di superamento dell'ostacolo stesso?
Siamo in grado di fare una previsione di quali possano essere, e possiamo conoscerne le dinamiche che essse vengono sottoposte nel superamento da pare nostra di quel benedetto muro?
Bene, mi pare che abbiamo le idee chiare. Siamo proprio sicuri? Proviamo a vedere passo dopo passo...
1). La prima: lo abbattiamo, facciamo prima.
In questo caso dovremmo procurarci gli STRUMENTI giusti: un martello, un piccone, un ariete di legno, una ruspa o dell'esplosivo? Come si può vedere saper utilizzare gli strumenti giusti è fondamentale.
In questo caso L'INTENSITA' che metteremo nell'impresa sarà molto diversa: sforzo fisico e mentale molto basso se di usa la ruspa, ma molto alto se utilizzaimo un semplice piccone da muratore!
Il muro dunque è il nostro problema? Ma perchè?
Capire il livello di problematicità è determinante esaminando proprio L'OSTACOLO.
Il muro potrebbe essere di legno, terracotta, vetro o cemento, magari poco alto ma tremendamente spesso, magari due metri! Ebbene? Significa che capire il livello dell'OSTACOLO è una delle cose fondamentali perchè in base a questo potremo accorgerci da subito se gli strumenti che abbiamo, uniti all'intensità, possono ragionevolmente aiutarci.
Adesso che abbiamo seguito passo passo tutti GLI STATI BASALI, dobbiamo rivedee tutto il processo prima di metterlo in atto.
Se abbiamo fatto tutto bene, se abbiamo fatto le scelte giuste e se lo studio delle intensità prodotte e i possibili condizionamenti riteniamo siano sotto controllo, abbiamo solo raggiunto un alta possibilità di risoluzione, diciamo intorno al 98%.
E il 2% che avanza?
Quella percentuale del 2% si riferisce a quello che in LPS TRAINING viene chiamata "fascia di cuscinetto", cioè quel margine di errore dovuto sempre a noi stessi e alla costruzione non perfetta di tutte le azioni e le strategie che abbiamo messo in campo per superare il nostro fatidico e benedetto muro!
Ogni problema universale, qualsiasi problema, non è altro che un perfetto e eterogeneo gruppo di componenti singoli che, se uniti tragicamente insieme, ci condizionano negativamente.
Questo gruppo è definito nucleo centrale.
L’insieme che genera ed alimenta il nucleo centrale è formato per diverse dimensioni di criticità, tempi di risposta e densità composti sottoforma di “contenitori correlati tra di loro” che chiameremo nucleo remoto.
Il condizionamento del nucleo centrale avviene sistematicamente per la sottovalutazione dell’entità e del tempo, caratteristiche che sono da considerarsi principali per affrontare con logica il problema.
Il nucleo remoto ha una sua densità, cioè porta dentro di sé un percorso non risolto, un ostacolo aggirato e non eliminato sul percorso. Si sviluppa ed interagisce autoalimentandosi quasi per partogenesi e, nella maggior parte dei casi, riguarda strettamente la nostra sfera di azione, con particolare attenzione agli strumenti adottati per la sua risoluzione.
Dapprima non assume una importanza determinante per noi, proprio perché non vediamo in quel piccolo nucleo una possibile difficoltà o minaccia, poi però, assume nel tempo, una dimensione, una forma e uno spazio più caratterizzato. La sua forza scatenante si mantiene e si rafforza con l’aggregazione ad altri nuclei remoti che fanno parte di tempi e dimensioni diverse che si uniscono formando il grande ostacolo, il nucleo centrale. Se pensiamo al nostro più piccolo problema o al problema più grande del mondo che si possa mai presentare all’umanità, entrambi hanno le stesse identiche caratteristiche in comune: il tempo.
CRITICITA' SISTEMICA
L'insieme di tutti i nuclei (verdi, gialli e rossi) è chiamato NUCLEO CENTRALE.
Significa che qualsiasi problema esistente è parte di un insieme omogeneo o disogeneo.
Ogni singolo punto GIALLO e ROSSO è chiamato NUCLEO REMOTO.
Cioè è parte di un sistema molto più grande e vive di vita propria fino a quando il sinolo nucleo (normalmente di colore verde), inizia a implodere modificando la propria struttura (da verde a giallo) e quindi diventa un problema in quanto il passaggio funzionale tra i nuclei rallenta.
Se non si interviene immediatamente, ancor prima che si scateni il problema assoluto, si rischia che il nucelo possa peggiorare in modo inevitabile (rosso>) a tal punto da interrompere il ciclo ed emegere in tutta la sua evidenza: sarebbe troppo tardi.
A CHI E' INDIRIZZATO QUESTO CORSO?
Questo corso è indirizzato a chiunque svolga una normale forma di comunicazione, sia in ambito personale professionale.
COSA POSSO FARE O OTTENERE DA QUESTO CORSO?
In questo corso si entra in profondità in quello che viene chiamato "Problem solving" e lo si fa secondo canoni logici.
Si apprendono modelli di lavoro che agiscono sino alla radic della questione: come si risolve un prolema? Come si può evitare che il problema si riproponga? Perchè non siamo stati in grado di intervenire al mometo giusto? Quali sono i primi segnali di allarme? Queste sono solo alcune delle domande che in questo corso ricevono sia una risposta che una spiegazione.
l'utilizzo di schemi pratici e di esercizi, sono studiati dai nostri tutor per rendere immediatamente visibile come affrontare un problema, in quanto viene applicata la scrittura ( avete presente quando andate a fare la spesa? Scriviamo le cose e non le pensiamo).
Questo corso è prevalentemente:
Tipologia dei partecipanti:
Durata corso: 4 ore
Partecipanti previsti: 20 max
Materiale didattico fornito: si
Coffe break: incluso
Attestato di frequenza: si
Formatore delegato: autorizzato LPS
La registrazione dei partecipanti avviene 10 minuti prima dell'inizio del corso.
Per ulteriori informazioni puoi contattare direttamente la nostra segreteria: info@lpstraining.it