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ARCO TEMPORALE BASICO

LPS GEOUT -  Cenni di ARCO TEMPORALE BASICO LPS

 

"Il condizionamento temporale e le strategie, sono suddivisi in diversi livelli e sottogruppi in LPS TRAINING. Questo, trattato in B2, è da considerarsi il livello basico di inizio del processo."

 

Tra le molteplici applicazioni funzionali della costruzione di un pensiero, troviamo anche il pensiero basico che tende a svilupparsi molto frequentemente nella nostra mente. Ha per oggetto il tentativo di risoluzione immediata di situazioni complesse normalmente di difficile soluzione.

 

Capita spesso di utilizzare in maniera inconsapevole il pensiero basico semplicemente nel corso della nostra  giornata, sia nella vita sociale che professionale.

 

Il pensiero basico, che è parte del processo mentale dell’individuo, non si sviluppa semplicemente per la tendenza alla risoluzione di un processo, ma porta al raggiungimento dell’obbiettivo modificando lo stato iniziale del problema. Crea, in sostanza, una nuova consapevolezza della visione del problema originario, trasformandolo, laddove vi sia la capacità soggettiva, il problema in risoluzione e nuova opportunità.

IL TEMPO SECONDO IL MACROMODELLO DI GEOUT

 

Diversi sono i livelli di tempo, in particolare il tempo viene suddiviso in funzione delle sue evoluzioni.

Perché? Semplice!

 

Ogni cosa esistente, oltre che a rispondere ad un tempo convenzionale di vita e di sviluppo, risponde ad un tempo cosiddetto sistemico, cioè un tempo deformante causato da alterazioni ambientali.

 

Una cosa si conserva o meno in funzione ai fattori di condizionamento per le quali è sottoposta.

Ogni azione prodotta, genera quindi un tempo relazionato e soggettivo che crea le differenze se in assenza di interventi esterni.

ARCO TEMPORALE BASICO

 

Tr -Tempo di riferimento

E' il valore convenzionale standard, terreno, universalmente riconosciuto e applicato, misurabile con strumenti.

 

Tp -Tempo percepito

E' il valore soggettivo dell’individuo ricavato dalla propria percezione.  

Es. Se chiudessimo gli occhi e facessimo partire il cronometro del tempo e provassimo a riaprirli solo quando, secondo noi, è trascorso un tempo pari a 60 secondi, ci accorgeremmo di quanto ci siamo avvicinati al tempo di riferimento o al tempo percepito.

 

Tv -Tempo reattivo

E' il valore relazionato ad una azione per la quale abbiamo stimato il trascorrere del tempo per portarla a termine.

Es. Se decidessimo di fare una cosa, magari spostarci da una parte all’altra della città, certamente occorrerebbe del tempo: molto probabilmente faremmo una stima del tempo ideale per compiere il tragitto. Questa stima temporale, ancor prima di produrre l’azione che ci porterebbe dall’altro capo della città, si chiamerebbe tempo reattivo che, a differenza del tempo percepito, avverrebbe prima e non durante, come nel caso del tempo percepito.

 

Ti -Tempo inattivo

E' il valore relazionato ad una azione per la quale svolgiamo una funzione che ci costringe o ci indirizza verso altre azioni che intersecano e possono modificare il valore di tempo reattivo. 

Es. Se decidessimo di costruire il nostro vettore direzionale, cioè stabilire di andare da un punto A  ad un punto B, probabilmente calcoleremmo un tempo reattivo adeguato all’azione progettata, ma se durante il percorso AB intercorressero variabili GEOUT, il nostro tempo subirebbe modifiche ambientali, cambiando ulteriormente il significato di tempo.

 

Td -Tempo deformato o deformazione temporale

E' la differenza tra Tp e Tv.

 

Te - Tempo vigile

E' il tempo che controlliamo durante una azione.

 

TTR - tempo remoto

E' il tempo convenzionale passato.

 

TTC - tempo critico

E' il tempo convenzionale futuro (il tempo presente non esiste in LPS TRAINING HUMAN RESEARCH).

 

Ta -Tempo ambientale

E' il tempo di reazione degli elementi facenti parte l’ambiente, in concausa tra loro.

 

Td -Tempo deformato o deformazione temporale

E' la differenza tra Tp e Tv.

 

Te - Tempo vigile

E' il tempo che controlliamo durante una azione.

 

 

IL TEMPO

 

Cos’è il tempo?

Ciò che ci serve come regola per creare ulteriori regole e ordini. Senza la regola del tempo, vi sarebbe il caos. Nulla è senza tempo, malgrado il tempo sia di per sé, il nulla senza le regole che lo riempiono.

 

Ma quante forme di tempo esitono?

Il tempo astrologico, il tempo geologico, il tempo quantico, aritmetico, reattivo, etc….. ogni tempo è misurabile ma solo pochi esempi di tempo sono misurabili dall’uomo, eppure li a regolati lui.

 

 

Noi misuriamo perché ci serve misurarle le cose!

 

Avere un indicatore di riferimento ci aiuta a creare altri riferimenti!

 

 

È la somma di regole che racchiudono altre regole che a loro volta seguono altre regole e via cosi...

 

Il tempo essendo convenzionale, è uguale oggi come 100 anni fa, con la differenza che oggi il tempo, grazie ai modelli di istruzione, alla tecnologia e alle evoluzioni sociali continue, viene ottimizzato e spesso calcolato con maniacale precisione per far fruttare la nostra azione, anche se non si è identificato ancora il valore simbolico del tempo stesso.

 

Per avere una indicazione particolare dello strumento-tempo, dobbiamo segmentare in vettori, cioè identificare le strade ed i percorsi che ci portano alla sua definizione. 

 

La percezione che ne abbiamo non è visibile, quindi siamo costretti a regolamentarla nella mente come fosse una cartina tornasole che ci dà la misura della nostra identificazione e gli errori di scostamento.

 

 

La nostra testa, diventa quindi uno strumento che crede di utilizzare il tempo, in realtà ne diventa utilizzatore!

 

 

Se pensiamo a quanto sia determinante il tempo, non ci rendiamo mai abbastanza conto di quanto possa essere un elemento devastante nella nostra normalità. Se infatti decidessimo di non parametrarlo, cioè non riferire al suo scorrere delle regole, nulla potrebbe essere ciò che è. Non funzionerebbe nulla di ciò che funziona e il caos diventerebbe una regola. 

 

 

Ognuno di noi, sarebbe costretto a crearsi un parametro di tempo che essendo soggettivo alimenterebbe il caos! 

 

 

Detto ciò, il tempo è e vale quanto se non più di noi stessi, vale più di quanto siamo in grado di utilizzare, creare e vivere. Malgrado noi lo abbiamo regolamentato non riusciamo a controllarlo, abbiamo bisogno di strumenti che identifichino la sua funzione, in mancanza di essi, torneremmo ad una regressione individuale e sociale di particolare preoccupazione.

 

Ecco quindi che ci nasce l’esigenza di vedere il nostro tempo, le sue dinamiche, le sue applicazioni. E tutto questo se volgiamo essere autonomi e gestori diretti, dovremmo imparare a farlo con la mente  e non supportati da elementi esterni. Se siamo davvero convinti che la nostra mente possa parametrare il nostro tempo, figuriamoci cosa può significare imparare a programmare il tempo. 

 

Una buona mente è un buon strumento che utilizza se stessa e non altri strumenti. Non possiamo programmare nulla se la mente non è in grado di vedere realmente e per fare ciò dobbiamo tornare alle strade vettoriali indicate prime, cioè quelle strade che ci fanno distinguere con attenzione primaria, quale e in che modo sia il giusto approccio confidenziale con questo sconosciuto: il tempo.

 

 

Il tempo è profondità, visibilità e spazio!

 

 

Si muove e agisce, crea le distanze e le dimensioni dei pensieri, che possono vedere soggettivamente un problema di piccole o grandi dimensioni, lavora sulla nostra emozione e sfrutta il nostro presunto raziocinio, e un ritardo di informazione nel tempo o un anticipo, produce informazioni spesso non controllabili o non reali..

 

Il tempo è psicologico e non solo strumentale, è ciò che potrebbe appartenerci ma non ci appartiene, è ciò che potremmo usare ma ne siamo usati. La nostra mente può decidere il come, il quando, il dove, è il perché a dare un tempo sia  a noi, che a ciò che noi possiamo produrre in termini di azioni.

 

Ecco perchè lo standard minimo di valorizzazione del vettore del tempo, possiamo suddividerlo nelle tre grandi strade da percorrere mentalmente che identifichiamo come percorso del tempo psicologico, ossia:

 

 

° Stima del tempo o senso della durata del tempo.

° Orientamento temporale.

° Prospettiva temporale o orizzonte temporale.

 

 

 

La stima del tempo o senso della durata del tempo

E' quello che abbiamo citato prima, cioè quanto siamo in grado di capire e valutare il tempo in base alla percezione.

 

Da qui siamo in grado di capire l’arco di misurazione vettoriale del tempo, o meglio un breve periodo o lasso di tempo, che intercorre e trascorre da un punto ad un altro punto.

 

Questa misurazione possiamo farla semplicemente dando il via al cronometro di un orologio e scandire, senza guardare il quadrante, lo scorrere di un minuto.

 

Alla fine del trascorrere di questo tempo vettoriale, confrontando il nostro tempo immaginario, calcolato nella nostra mente, ed il tempo reale scandito dall’avanzamento del nostro cronometro, avremo il tempo percepito.

 

L'orientamento temporale

E' la capacità dell’individuo di orientamento nello spazio-tempo ed in particolare di inserire in una fascia vettoriale di tempo scelto, per esempio l’ultimo mese, di identificare quali siano stati gli eventi a noi accaduti e collocarli in una fascia di tempo approssimativa (circa sei giorni fa), o descrittiva (sicuramente 6 giorni fa, alle ore 13.00), oppure analitica (certamente 6 giorni fa, alle ore 13.00, in un certo luogo, ricordando i condizionamenti esterni di quell’evento, per esempio il tempo meteorologico, i rumori, suoni, colori, etc,..) questo concetto di orientamento temporale ci consente di acquisire dalle informazione acquisite, quindi dal nostro processo mnemonico, informazioni visibili nella nostra coscienza e proiettabili nella dimensione temporale.

 

La prospettiva temporale o orizzonte temporale

Rappresenta l'arco di tempo psicologico in cui l'individuo agisce e opera e consiste nelle informazioni nuove (presente) e informazioni acquisite (passato), in grado di poter essere elaborate e sviluppare progetti e intenzioni destinate ad un tempo futuro, più correttamente chiamato “tempo critico".

 

Un buon modo per capire il tempo è quello di provare ogni giorno a “pensare al minuto”, cioè collegare quante volte respiriamo ai secondi che passano, oppure scadenzare mentalmente il passare dei secondi e vedere, trascorso un minuto di orologio, quanto ci siamo andati vicini.

“Pensate che su 1000 persone che hanno un orologio, circa il 27% arriva mediamente in ritardo di 10 minuti, il 31% arriva con oltre 10 minuti di ritardo. In sostanza, 58 persone su 100, hanno acquistato una cosa che serve a se stessi in modo sbagliato e non aiuta gli altri. 

 

Certamente è importante possedere uno strumento, ma occorre saperlo usare. Usare qualcosa significa conoscere ciò che si usa ma se si conosce  senza uno scopo, lo si adopera e basta..“

 

Il problema non sta nel fatto che 27 persone ritardano di 10 minuti, ma nel fatto che altre 27 persone hanno perso 10 minuti a testa per attendere i ritardatari. Il danno non sta solo nell’incapacità ad utilizzare un mezzo e uno strumento, ma in realtà quanto uno strumento straordinario come l’orologio, renda inutile e dispendioso il tempo.

 

Questo è un esempio di come non conoscendo le funzioni possiamo da esse essere gestiti, creando a cascata, danni a noi stessi e agli altri. Poi ci sono quelli che arrivano…5 minuti prima…e attendono gli altri.

 

Saranno puntuali?

Se saranno puntuali noi avremmo gestito male il tempo se non lo saranno, per noi sarà uguale.

 

 

E allora?

 

Il tempo rappresenta noi stessi!

 

È il primo gradino verso l’autostima personale ed indotta.

 

Come possiamo  fidarci di uno che ha l’orologio e poi ritarda?

 

Se non sa gestire il tempo che lui ha stabilito, figuriamoci se potremo affidargli i nostri soldi o,  peggio ancora,  il nostro tempo!

 

Capita anche di entrare in un qualsiasi ufficio e trovare più di un orologio. Fateci caso. Nessuno dei due segna la stessa ora! Cominciamo bene.

 

° Abbiamo un orologio in auto.

° Uno al polso.

° Un paio in casa.

° Un paio in ufficio.

° Uno sul pc.

° Uno sul telefonino.

 

 

Se non basta ce ne sono per strada, nei bar, nei locali aperti al pubblico, siamo pieni di orologi per capire, conoscere e gestire il tempo.

 

Resta il fatto che, malgrado tutto ciò, abbiamo una capacità molto bassa in termini di prestazione temporale nell’essere precisi. Possiamo essere puntuali per qualche giorno, qualche ora o qualche settimana. Poi accade qualcosa che improvvisamente ci mette in crisi! Smettiamo di essere puntuali perche anche gli altri non lo sono con noi. Se pensiamo che la stessa cosa avviene con la nostra agenda, possiamo davvero pensare che siamo un disastro.

Riusciremo a vivere senza:

 

 

° Agenda

° Telefonino

° Calendario

° Orologio

 

 

Probabilmente avremmo delle difficoltà i primi giorni, poi o entriamo nel panico o dobbiamo strutturare una nuova strategia. In assenza di uno pseudo controllo e la visione che ci dà la sicurezza di avere tutto sotto controllo, ci accorgeremmo in realtà che senza questi strumenti, solamente dopo 24 ore, il nostro margine di errore nel calcolare le date e le ore salirebbe dal 10 al 18%, per poi assettarsi intorno al 42%. Non male, tenendo conto che sulle prime 12 ore sbagliamo di circa 3,40 ore!  

 

 

Prima di essere puntuali occorre avere un senso del tempo, poi conoscerlo,

capire le dinamiche che può sviluppare e dopo, solo dopo, gestirlo!

 

 

Se non riusciamo a capire che il tempo rappresenta una dimensione fondamentale, intrinsecamente dinamica di ogni evento comportamentale, e che è relazionato imprescindibilmente al cambiamento, difficilmente possiamo capire le dinamiche della nostra vita.

 

Il tempo è certamente una unità di misura, dalle scale temporali soggettive per importanza, ma oggettive per quanto riguarda il calcolo. Essendo calcolabile e frazionabile, diventa quindi un tempo fisico, cioè in grado di essere parametrato e personalizzato.

 

Il concetto di tardi o presto non è oggettivo, ma si sviluppa secondo canoni percettivi personali e funzionali al rapporto che noi abbiamo del tempo.

 

Fisicamente una relazione misurabile e concreta della codifica del tempo possiamo evincerla nel nostro meccanismo biologico, grazie al quale si può identificare il “proprio orologio biologico”, un tempo cioè che in funzione alla percezione ci consente di calcolarne il percorso.

 

La stessa cosa vale per il nostro cuore, o meglio i battiti cardiaci. Questo avviene perché la percezione del tempo, nel caso del tempo fisico e biologico, è caratterizzata da fattori di condizionamento, quali il chinino e l’alcool, elementi e sostanze  chimiche che intervengono sui ritmi corporei dando al nostro tempo una minor velocità, rallentandone le forze propulsive; diverso è per la caffeina e teina, che accelerano il percepito..

 

Questo concetto ci porta a valutare che la percezione che noi abbiamo del tempo, come delle cose, si allunga o si dilata in funzione di ciò che la nostra mente e il nostro corpo registra, ma in realtà razionalmente i valori di riferimento di calcolo oggettivo del tempo, non cambiano, cambiano solo, grazie al percepito, dentro di noi.

 

Il fatto che il tempo scorra, senza che non lo si possa modificare razionalmente, di per sé fa sì che ne siamo utilizzati e trasportati. Essere consapevoli che il processo temporale oggettivo del trascorrere del tempo è un valore calcolabile ma non gestibile in modo oggettivo.

 

La maggior parte dei Manager non sono in grado di avvicinarsi ad un margine del 5% di errore/minuto, cioè sbagliare per eccesso o per difetto di 5 secondi su 60.

 

Se poi allarghiamo la forbice temporale a 5 minuti consecutivi, se ne vedono delle belle. Nei loro occhi appare lo stupore “ma come.. mi sembrava meno”.

 

Eppure accade, fatelo anche voi con il vostro capo e vedrete quanto non sarà in grado di essere padrone del proprio tempo, difetto assai comune di ogni Manager, è proprio quello di chiedere agli altri la capacità di gestione del tempo quando in prima persona,  proprio loro, non sanno nemmeno gestire il respiro, cosa molto più importante del tempo stesso.

 

Non avendo in molti casi uno speciale rapporto con il tempo, le loro decisioni spesso sono il frutto di comportamenti emozionali dettati dalla fretta che si ripercuotono in decisioni sbagliate per sè e per i propri collaboratori, creando in loro, stati di ansia ed effetti di riverbero nel proprio ambiente.

 

Proprio cosi’, non si rendono conto che le loro decisioni pressate dalla scorretta gestione, non delle procedure, ma dei loro tempi di applicazione, genera nei collaboratori una pessima operatività che, alla fine del proprio lavoro, riversano nei rapporti familiari, con i propri figli.

 

 

Fa più danni un solo Manager  che un intero esercito di guerrieri!

 

 

Dobbiamo tener presente che, se il tempo non cambia mai in tutto il mondo, quello che lo fa accelerare o diminuire è il valore di importanza che diamo noi a lui. Esiste un tempo lento e un tempo veloce, un tempo presente e un tempo remoto, un insieme di modelli di tempo, chiamati temporali, che contraddistinguono la visione che ha il nostro pensiero sui suoi sviluppi.

 

In realtà tutti noi facciamo parte dello stesso tempo e riceviamo le stesse somministrazioni di informazioni ma abbiamo una motivazione reattiva all’apprendimento, al pericolo, al disagio, diversa l’uno dall’altro.

 

La capacità di pensare più rapidamente è una facoltà funzionale che opera attraverso una forma di ragionamento.

 

C’è chi è in grado di pensare velocemente ma non altrettanto comunicare. La velocità di trasmissione non determina la qualità della costruzione di un pensiero. Programmare significa avere un programma, non solo il tempo a disposizione o le proprie idee.

 

Per programmare un processo di motivazione occorre sapere per certo alcune cose. Innanzitutto sapere se quello che avete programmato lo state elaborando per la prima volta o vi è già capitato di affrontare come obiettivo.

Se programmate perché è un bisogno oppure una necessità.

 

Tutti noi produciamo cause-effetti tra loro e ognuno di noi tende a vivere il quotidiano attraverso le proprie regole o regole che abbiamo deciso di accettare, spesso come sappiamo, queste suggeriscono modalità di esecuzione che non hanno a che fare  con il metodo.

 

E allora?

Se pensiamo di fare le cose senza programmarle sarebbe come pensare di iniziare una corsa di resistenza senza un perfetto allenamento. 

 

Ci sono cose che da sempre facciamo con una naturale predisposizione come per esempio alimentarci e questo tendiamo a farlo quotidianamente, spesso alla stessa ora o in una fascia di tempo regolamentata.

 

Se consideriamo che ogni giornata che ci apprestiamo a vivere, è unica e mai più ripetibile per tutto l’arco della nostra vita, dobbiamo convincerci che quel giorno dovrà meritare tutta la nostra importanza ed attenzione.

 

Mentre se ci alimentiamo possiamo fare in modo di rendere ripetibile per quanto possibile quell’evento decidendo di consumare un piatto uguale anche il giorno dopo, il quotidiano  è molto più diverso anche se costantemente presente.

 

 

Meno  programmiamo più siamo programmabili!

 

 

Dobbiamo infatti pensare che non serve pensare ad una programmazione di tempo se non lo facciamo tenendo conto che tutti gli elementi che occorreranno per svolgere una funzione hanno un loro tempo parziale.

 

Proprio cosi. Programmare significa organizzare un piano di lavoro personale in modo tale da gestire il tempo e le funzioni che riteniamo desiderio e necessità.

 

Meno saremo in grado di farlo in prima persona, più saremo costretti a subire i ritmi e le evoluzioni di coloro che sanno gestire la programmazione meglio di noi.

 

Il tempo può renderci felici o farci preoccupare, può decidere per noi in bene o in male. Vale la pena a questo punto essere consapevoli che i protagonisti principali del nostro vivere siamo noi e i nostri pensieri, dobbiamo quindi dare il giusto peso al particolare, anche a quello che, ora, ci sembra impercettibile ma che potrebbe, in qualsiasi attimo, tramutarsi in nucleo periferico.

 

 

Normalmente chi ha problemi è colui che non sa gestire se stesso e il tempo nel quale vive!

 

 

Quante volte ci capita di sentire qualcuno dire: 

 

 

”…guarda, non ho tempo perché sono in ritardo… facciamo domani, ci sentiamo, okay?”

 

 

Capita spesso, vero? Capita anche a noi di dirlo agli altri. Eppure il tempo è uguale per tutti! Proprio da qui dobbiamo partire e capire che se decidiamo di fare una cosa ed è ben chiara nel nostro pensiero, se abbiamo programmato il tempo per portarla a termine, dobbiamo fare ciò che ci siamo prefissati e ogni condizionamento esterno, che potrebbe far vacillare il nostro programma lo dobbiamo considerare un vero attentato alla nostra programmazione..

 

Quando indichiamo un obiettivo, in realtà, indichiamo una possibile meta da raggiungere.

 

Ecco allora, che abbiamo creato un programma operativo che, se seguito in tutte le sue parti, vi porterà al raggiungimento della vostra meta.

Pensi intensamente, e lo scriva, che cosa è disposto a rischiare pur di raggiungere il suo obiettivo?

E’ importante ricordare sempre che non esistono obiettivi validi se non siamo disposti a scommettere e a rischiare di perdere quello al quale davvero teniamo.

 

Sappiamo che dietro un obiettivo consapevole esiste la perdita possibile di qualcosa!